Della conferenza stampa dadaista andata in mondovisione ieri sera con Trump e Vance che prendevano a ceffoni Zelensky mi ha fatto riflettere un dettaglio marginale.
Un giornalista chiede a Zelensky perché non indossa giacca e cravatta di fronte al presidente degli Stati Uniti (link nei commenti).
Si tratta di una richiesta di rispetto di un’etichetta, che però stride come un gesso alla lavagna se pensiamo che i primi a lacerare ogni etichetta e ritualità sono i membri dell'amministrazione USA, anzi, per i quali il cambiamento della comunicazione ha un'importanza tattica.
Lo schiaffeggiamento di Zelensky in mondovisione è una novità non nei contenuti: l'atteggiamento arrogante e imperialista degli USA che voltano le spalle agli uomini di cui si sono serviti per le loro guerre per procura non è certo una novità. E' un assoluto inedito, invece, per la rottura della ritualità nelle relazioni fra capi di stato specialmente di fronte ai media.
Il video disturbante sulla striscia di Gaza che risorge sotto una pioggia di dollari, con Musk che si abbuffa, Trump che balla con una madre ignota e Netanyahu ospite d'onore è una novità soprattutto per lo stile comunicativo che lacera tutta una narrazione precedente. Tutta la postura degli USA che sostengono Israele in nome della giustizia trionfante con la seconda guerra mondiale e dell'immancabile democrazia viene rottamata e sostituita con un altra: Gaza deve finire come è finita negli USA, con i Palestinesi nelle riserve "indiane" e gli USA a costruire grattacieli. Anche in questo caso, è il cambio di passo nella narrazione la vera novità.
Anche la narrazione sull'Ucraina rottama quella in vigore fino all'anno scorso: sul piatto non c'è più la difesa della democrazia, ma semmai l'appropriazione delle terre rare, e Zelensky è un fantoccio nelle nostre mani, l'abbiamo tenuto in vita con le nostre armi e adesso deve solo ubbidire. Dalle parti dell'Europa, alcuni di noi se n'erano accorti già tempo fa. Altri invece gridano allo scandalo e in assenza di punti di riferimento desiderano tornare al rassicurante muro contro muro contro la Russia (e relativa autocastrazione) in nome degli ideali rottamati. Questa è sindrome di Stoccolma!
Per non parlare della narrazione di Trump sui rapporti fra USA e Europa. Quest'ultima adesso "è nata con l'intento di fregarci" (cosa che sarebbe meravigliosa se solo fosse vera!). L'intera Europa quindi deve pagare dazio per la protezione e la supervisione dell'imperatore che adesso tira i remi in barca e si dedica alla propria sopravvivenza e alla salvaguardia dell'American style of life con le risorse altrui.
In tutto questo contesto in cui la narrazione del neoeletto presidente si basa sulla demolizione di quelle precedenti, un giornalista coerente e beffardo, a questo punto candidato al Pulitzer, chiede a Zelensky perché non indossa giacca e cravatta, non rendendosi conto che già il fatto di avere messo il maglioncino nero sopra la maglietta verde militare è, per il personaggio mediatico che ha rappresentato fino ad ora, un abito da incontro diplomatico formale. La domanda implicita è un'altra: perché non esci dalla parte che hai recitato fino a ieri? Lo spettacolo è finito.