Il degrado delle periferie e dei quartieri popolari a Milano é ormai atavico, sono decenni e decenni che ci si trova di fronte ad un abbandono urbanistico, edilizio manutentivo e sociale che solo in parte si é tentato di mitigare con qualche intervento qua e là di mimesi estetica. Le origini di tale abbandono vanno molto oltre il 2016, e credo di non sbagliare se lo si possa datare almeno al 1997, anno in cui la Regione Lombardia ( ma il processo di depubblicizzazione e di deprivazione finanziaria ha riguardato tutte le grandi aree metropolitane ) dopo circa 70 anni decise di chiudere gli IACP trasformandoli in Aziende, in enti economici con l’obbligo del pareggio di bilancio. Le Aler, sulla base della nuova ideologia neoliberale che voleva il privato più capace ed efficiente del pubblico nella gestione della case popolari. E infatti financo nella terminologia vennero apportate delle modifiche che trasformavano gli assegnatari “utenti casa” in “clienti” di una azienda di servizi. Tale controriforma si accompagnò alla cessazione, più volte annunciata dei flussi di finanziamento GESCAL agli IACP, capaci di sanare l'inevitabilità dei disavanzi di bilancio e, si deve ricordare bene, oggetto di esclusivo versamento dalle buste paga dei lavoratori. Peccato che al necessario superamento dei fondi Gescal nessun governo si degnò di rifinanziare attraverso la fiscalità generale, come il sindacato chiedeva da anni, ma inducendo le regioni a finanziare il pareggio di bilancio ( naturalmente mai ottenuto concretamente ) delle nuove aziende di gestione degli alloggi pubblici attraverso la vendita degli stock edilizi in gestione. Una vera e propria disfatta, sia nei numeri sia soprattutto nelle ricadute sulla qualità dell'abitare per gli inquilini e dei cittadini orbitanti attorno a quei caseggiati popolari. L'inevitabile processo di degrado manutentivo, già in corso da anni, da lì in poi ebbe una accelerazione dovuta alla oggettiva impossibilità per le Aler non solo di avviare con la dovuta continuità e programmazione i progetti di ristrutturazione edilizia, ma anche di svolgere la normale attività di manutenzione ordinaria, quella finanziata da una parte degli introiti provenienti dai canoni di locazione che non a caso di legge regionale in legge regionale cominciarono ad aumentare parallelamente al crescente disagio sociale che quei cittadini cominciavano con maggiore virulenza a sopportare e causati essenzialmente da due fattori, l'aumento delle fasce sociali disoccupate, la riduzione progressiva dei redditi e l'aumento di due fattori rilevanti dovuti ai processi migratori, in gran parte incontrollati e che proprio in quelle periferie e in quei quartieri hanno trovato dimora spesso irregolare. La crescita esponenziale di fenomeni di morosità e di abusivismo spesso gestito da attività illegali di controllo del territorio. In questo quadro desolante le scarse alienazioni di alloggi pubblici hanno inoltre creato ulteriori disagi ai cittadini che si erano premurati di acquistare il proprio alloggio allettati dalle favorevoli condizioni economiche previste dalla normativa regionale. Infatti Aler spesso o per carenza di acquirenti, ma forse ancor più per evitare il rischio di sottostare poi a scelte dei condominiali che avrebbero , se fosse stata in minoranza nelle assemblee di condominio, costretto a dover finanziare una quantità importante di nuove risorse, necessariamente togliendole alle già scarse risorse per gli interventi ordinari. Che infatti languivano e languono in una spirale di disagio e degrado solo episodicamente e magari per intervento esterno posti al centro dell'attenzione mediatica. Buon ultima la visita di Papa Francesco al Quartiere Zama- Salomone a Milano, cui seguirono sprazzi di interessamento mediatico la ripartenza di lavori straordinari in precedenza programmati ma fino ad allora non eseguiti, e poi il solito assordante silenzio su tante altri realtà popolari a Milano, in Provincia e nella Regione che restano in buona parte ancora abbandonati a se stessi. Insomma senza adeguate e corpose risorse finanziarie che mettano i gestori ( Aler o MM fa lo stesso ) nelle condizioni di operare tutti gli interventi manutentivi e strutturali necessarie sia per rispondere con urgenza e continuità ai programmi manutentivi ordinari e a quelli straordinari e urbanistici. Ma non si può non vedere come il disagio sociale, la mancanza di lavoro, l'invecchiamento della popolazione, l'insicurezza in cui si trovano a vivere molti cittadini residenti in questi quartieri per la difficoltà, e a volte l'assenza di controllo di legalità in queste periferie, lo spaccio, la microdelinquenza, le occupazioni abusive, rendono queste realtà una vera e propria polveriera sociale, che rischia di esplodere se non troverà risposte adeguate ed urgenti. Una volta, troppi anni fa ormai, gli IACP erano soggetti gestori pubblici che avevano a cuore, e avevano tutte le risorse economiche per farlo, l'inclusione. C'erano non solo progetti urbanistici e edilizi socialmente avanzati, ma c'era anche l'attenzione alla socialità, esistevano persino squadre di assistenti sociali che accoglievano i nuovi assegnatari e davano loro indirizzi e aiuto per un corretto inserimento nel contesto sociale esistente. Certo é ormai troppo il tempo passato e non é facile rimettere sui binari giusti la questione. Ma serve un cambio radicale di paradigma economico, a tutti i livelli, e la casa deve ritornare ad essere, con la salute, il lavoro e la scuola il centro dell'azione politica della città, della regione e del governo nazionale, dello Stato che mobiliti tutte le imponenti risorse finanziarie necessarie. Senza questo cambio di paradigma la condizione di queste periferie e di questi quartieri non potrà che peggiorare.
Sul degrado delle periferie (IACP, ALER)
Updated: Jun 23, 2023
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