Recentemente, presso l'Ostello Bello di Milano, si è tenuta una discussione illuminante sulla questione, coinvolgendo l'economista Clara Mattei, l'autrice del libro "Operazione Austerità" (Einaudi 2022), il giornalista Gad Lerner e la sociologa Francesca Coin, docente presso la SUPSI di Lugano.
L'indagine condotta da Mattei con il suo libro “Capital order” sulle origini di questa politica economica ha rivelato un quadro complesso e spregiudicato.
L'austerità è un concetto che affonda le sue radici nel tempo, e non è un fenomeno nuovo o un prodotto esclusivo dell'era neoliberista. Da decenni, governi in crisi finanziaria hanno adottato politiche di austerity, che includono tagli al welfare, privatizzazioni, deflazione e deregolamentazione del mercato del lavoro. Sebbene queste politiche abbiano spesso rassicurato i creditori, i loro effetti sociali devastanti non possono essere ignorati. Non si tratta affatto di un concetto nuovo o un prodotto esclusivo dell'era neoliberista degli ultimi 30 anni, ma una pratica consolidata nel corso dei decenni, adottata da governi in crisi finanziaria per rassicurare i creditori a spese delle fasce più vulnerabili della società. Il libro di Mattei, "Operazione Austerità", offre una prospettiva illuminante che va oltre le narrazioni dominanti.
Attraverso la sua analisi, emerge un quadro più ampio in cui le politiche di austerity sono state utilizzate come uno strumento per proteggere il capitalismo in momenti di crisi esistenziale. Ciò ha alimentato un circolo vizioso in cui le contestazioni dal basso sono state represse, minando così le fondamenta stesse del sistema. Secondo Coin, "L'austerità è stata promossa come una soluzione magica per risolvere le crisi finanziarie, ma in realtà ha portato a un aumento della disoccupazione e della disuguaglianza sociale". L'importanza di considerare alternative alle politiche di austerità, evidenziata anche da Lerner, mostra come gli investimenti pubblici mirati e le politiche di redistribuzione siano fondamentali per promuovere una crescita economica più equa e sostenibile. Molti paesi che hanno adottato l'austerità come risposta alla crisi finanziaria hanno sperimentato un aumento della disoccupazione, una diminuzione degli investimenti pubblici e una crescente disuguaglianza economica. Sebbene l'austerità sia stata presentata come una panacea per le crisi finanziarie i suoi effetti negativi sono stati spesso trascurati o minimizzati mentre a farne le spese sono stati i ceti sociali più deboli. La riduzione dei servizi pubblici, dei sussidi e dei programmi di welfare ha avuto conseguenze disastrose per coloro che già si trovavano in condizioni di svantaggio. Questo ha creato una situazione in cui le opportunità di crescita e sviluppo sono state limitate, alimentando ulteriormente la disuguaglianza sociale.
L'incontro ha sollevato domande urgenti e provocatorie sulla vera natura dell'austerità e sulle sue conseguenze sociali. Ci si è chiesti se il pareggio di bilancio sia stato davvero l'obiettivo primario o se dietro a esso si celino interessi di potere e controllo. La discussione ha sottolineato la necessità di un'approfondita riflessione critica sulle politiche economiche attuate e ha spinto verso la ricerca di alternative più equilibrate e giuste. È evidente che l'austerità continua a esercitare il suo potere oppressivo sulla società, causando disuguaglianze e privando le persone dei servizi essenziali. Sarebbe il tempo di sfidare l'ortodossia e mettere in discussione la validità di un modello che si è dimostrato dannoso per la maggioranza della popolazione, occorre adottare una visione audace e spregiudicata per costruire un futuro in cui l'economia sia al servizio delle persone e non viceversa.
Secondo l'economista, l'austerità ha avuto come obiettivo principale la protezione del capitalismo dalla sua crisi esistenziale. Di fronte alle crescenti contestazioni dal basso che minavano le fondamenta del sistema, l'austerità è stata adottata come mezzo per ristabilire la fiducia dei creditori e mantenere il controllo sulle dinamiche economiche. Durante la discussione, è emerso che l'austerità ha prodotto effetti sociali disastrosi. I tagli al welfare, ad esempio, hanno compromesso l'accesso a servizi essenziali come l'istruzione e la sanità, colpendo soprattutto le fasce più vulnerabili della società. Le privatizzazioni hanno portato a un aumento delle disuguaglianze e della concentrazione di ricchezza nelle mani di pochi. Inoltre, politiche come la tassazione regressiva, la deflazione e la repressione salariale hanno ulteriormente aggravato la precarietà economica e sociale. Gad Lerner ha anche lui evidenziato la necessità di una prospettiva critica nei confronti dell'austerità, sottolineando come spesso le politiche di austerity siano presentate come necessarie e inevitabili, ma in realtà rappresentano scelte politiche che favoriscono certi interessi a discapito del benessere collettivo. Lerner ha posto l'accento sulla centralità del dibattito pubblico e dell'informazione per smascherare le vere ragioni dietro l'austerità. Francesca Coin ha poi sottolineato l'importanza di considerare l'austerità come un fenomeno politico, piuttosto che tecnico o economico. Ha inoltre affermato che l'austerità non è solo un taglio ai servizi pubblici, ma anche una questione di distribuzione della ricchezza e del potere.
La sociologa ha sostenuto che l'austerità è un attacco diretto alle classi popolari e alle donne, poiché queste ultime sono quelle che subiscono maggiormente le conseguenze delle politiche di austerity. Gad Lerner ha infine posto l'accento sulla necessità di considerare l'austerità come una forma di violenza strutturale e ha sottolineato l'importanza di una visione globale per affrontare il tema dell'austerità e della sua influenza sulla società. L'incontro all'Ostello Bello ha rappresentato un passo significativo verso una maggiore consapevolezza e una più profonda comprensione dello storytelling dietro le politiche economiche occidentali degli ultimi decenni. Sarà necessario continuare questo dialogo critico, coinvolgendo attivamente la società civile, gli accademici e i decisori politici, al fine di smantellare le politiche di austerity e promuovere una trasformazione economica basata sulla giustizia sociale e sulla dignità umana
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