"Il giorno della rivoluzione è arrivato!" - La voce di Karl Liebknecht tuona dalla balconata del Palazzo di Berlino in quel freddo novembre 1918. La folla ondeggia, migliaia di operai, soldati e donne si accalcano nelle strade della capitale. La Berlino del 1918 non era ancora la decadente metropoli degli anni '20, ma una polveriera pronta a esplodere.

La rivoluzione era iniziata come un sussurro nelle caserme navali di Kiel, trasformandosi in un grido che attraversò tutta la Germania. I marinai si rifiutavano di salpare per un'ultima, suicida battaglia navale. Gli operai abbandonavano le fabbriche. I soldati, stanchi di essere carne da cannone mentre i ricchi si godevano champagne e caviale, disertavano in massa.
Lenin, dalla sua Russia rivoluzionaria, tratteneva il fiato. Sua moglie Krupskaya racconta che furono "i giorni più felici della sua vita": il leader bolscevico vedeva già una grande alleanza rivoluzionaria attraversare l'Europa come un fulmine. Ma la storia aveva altri piani.
Le strade di Berlino diventarono un campo di battaglia ideologico. Da una parte i socialdemocratici moderati di Friedrich Ebert, dall'altra gli spartachisti rivoluzionari di Liebknecht e Rosa Luxemburg. Nel mezzo, centinaia di migliaia di tedeschi comuni che per la prima volta potevano sognare un futuro diverso. Le donne votavano nei consigli dei lavoratori: una rivoluzione nella rivoluzione.
Come in un romanzo di Le Carré, le vecchie élite militari tessevano le loro trame nell'ombra. I Freikorps, veterani di guerra non ancora sazi di violenza, si preparavano alla controrivoluzione. La Berlino del 1918 era un labirinto di possibilità, proprio come quella raccontata in "Babylon Berlin", dove ogni angolo poteva nascondere una svolta decisiva della storia.
La "settimana fatale" del gennaio 1919 vide l'insurrezione spartachista e la sua brutale repressione. Liebknecht e Luxemburg furono assassinati, i loro corpi gettati nel Landwehrkanal - le stesse acque che in "Babylon Berlin" nascondono oscuri segreti. La Repubblica di Weimar nasceva già segnata da questa violenza originaria.
La Germania scelse la via moderata, ma a quale prezzo? Il compromesso con le vecchie élite militari e industriali lasciò intatte strutture di potere che si sarebbero rivelate fatali. Le fratture sociali non si rimarginarono mai completamente. La "rivoluzione incompiuta" del 1918 lasciò un vuoto che, come un buco nero, avrebbe finito per inghiottire la fragile democrazia tedesca.

Quando oggi passeggiamo per le strade di Berlino, possiamo ancora sentire gli echi di quei giorni febbrili. Proprio come in "Babylon Berlin", ambientata pochi anni dopo ma nel medesimo contesto sociale, dove passato e presente si intrecciano nelle vie della capitale, la rivoluzione del 1918 ci ricorda come i grandi drammi della storia si giochino spesso in pochi, decisivi momenti. E come le scelte fatte in quei momenti - o le rivoluzioni lasciate a metà - possano contenere i semi di future tragedie.
La strada verso gli anni '30 e l'abisso che seguì non era inevitabile. Ma le sue radici affondano in quei giorni di novembre, quando la Germania si trovò di fronte a un bivio e la rivoluzione, come una febbre, attraversò le strade di Berlino, lasciando dietro di sé domande che ancora oggi ci perseguitano.
