Nel suo libro The Tech Coup, Marietje Schaake affronta il tema dell’erosione della democrazia nell’era digitale con un’analisi acuta e un approccio propositivo. L’autrice, ex parlamentare europea e accademica presso Stanford, combina la sua esperienza politica e accademica per esplorare le dinamiche del potere tecnologico contemporaneo e l’urgenza di nuove regole per riequilibrare la relazione tra tecnologia e democrazia.
1. Un nuovo feudalesimo digitale?
Schaake descrive come le Big Tech abbiano assunto funzioni di governance che tradizionalmente spettavano agli stati, come la regolazione del discorso pubblico e il controllo delle infrastrutture critiche. Questa dinamica richiama il concetto di tecnofeudalesimo elaborato da Yanis Varoufakis: un sistema in cui le piattaforme non competono come attori di mercato, ma dominano come feudi digitali, estraendo valore dai dati e imponendo regole unilaterali.
2. L’illusione della neutralità tecnologica
Un punto centrale del libro è lo smantellamento del mito della neutralità tecnologica. Schaake dimostra come le piattaforme siano progettate con valori impliciti, orientati alla massimizzazione del profitto e al controllo, piuttosto che al bene pubblico. Questo aspetto è particolarmente evidente nella sorveglianza algoritmica e nella manipolazione dei comportamenti, elementi che strutturano nuovi confini del possibile nell’azione politica.
3. Sovranità ceduta alle corporation
Le democrazie, sostiene Schaake, hanno volontariamente ceduto porzioni critiche della loro sovranità alle Big Tech, sia attraverso l’outsourcing di funzioni chiave, sia attraverso l’inazione regolatoria. Questo processo ha creato una crisi di legittimità democratica, dove decisioni fondamentali vengono prese da attori privati non eletti, senza trasparenza né responsabilità.
4. La crisi della regolamentazione
Schaake evidenzia come la narrativa delle Big Tech contro la regolamentazione abbia ottenuto un successo straordinario, anche grazie alla complicità degli stati stessi. La promessa di innovazione e crescita economica ha spesso paralizzato i legislatori, che non hanno saputo sviluppare quadri normativi adeguati alla velocità del cambiamento tecnologico.
5. La necessità di una governance tecnologica democratica
Il messaggio chiave di Schaake è che la tecnologia non può essere lasciata fuori dal perimetro del controllo democratico. Serve una regolamentazione robusta, trasparente e globale, capace di rispondere sia alle sfide interne (monopolizzazione, manipolazione dei dati) sia a quelle esterne (autoritarismo digitale).
Il tecnofeudalesimo come evoluzione del capitalismo
Da una prospettiva più radicale, The Tech Coup offre molteplici spunti di riflessione, ma potrebbe essere arricchito da un’analisi più strutturale delle dinamiche economiche che guidano il potere tecnologico. Schaake descrive il potere delle Big Tech come una minaccia alla democrazia, ma non approfondisce il loro ruolo come espressione ultima della logica capitalistica.
Il concetto di tecnofeudalesimo proposto da Varoufakis fornisce in tal senso una lente utile per interpretare il fenomeno: le piattaforme digitali non competono in mercati liberi, ma operano come monopoli che estraggono rendita dal controllo delle infrastrutture digitali. Tuttavia, più che una rottura con il capitalismo, questa dinamica rappresenta una sua evoluzione dialettica.
Marx aveva già previsto nei Grundrisse che il capitale avrebbe integrato sempre più la conoscenza sociale generale, subordinandola alla logica dell’accumulazione. Oggi, questa previsione trova una realizzazione perfetta nel controllo dei dati, che funzionano come un nuovo commons privatizzato. Le piattaforme digitali, monopolizzando l’accesso ai dati e alle infrastrutture, separano i produttori (utenti e lavoratori) dai mezzi di produzione digitale, replicando su basi tecnologiche il processo di accumulazione primitiva.
Prospettive di resistenza
Il libro di Schaake suggerisce che la resistenza possa partire dal rafforzamento delle istituzioni democratiche, ma l'attualità ci suggerisce che probabilmente occorrerà andare oltre la semplice regolamentazione. Occorre un ripensamento radicale delle strutture di proprietà e controllo delle infrastrutture digitali.
Esperimenti come il software libero, le piattaforme cooperative e il municipalismo digitale rappresentano strade concrete per costruire un’alternativa. In questo senso, la lotta al potere delle Big Tech non è solo una questione normativa, ma un progetto politico ed economico più ampio, volto a democratizzare i mezzi di produzione digitale.
Una sfida per il futuro della democrazia
The Tech Coup di Schaake è un libro utile per comprendere il ruolo delle Big Tech nella crisi democratica contemporanea. La sua analisi è chiara, incisiva e propositiva, ma per affrontare pienamente la sfida posta dal "nuovo feudalesimo digitale" è necessario un impegno più radicale.
La vera sfida non è solo regolare le piattaforme esistenti, ma costruire un futuro in cui la tecnologia sia al servizio della collettività e non del profitto. Un progetto che richiede la convergenza tra movimenti sociali, comunità locali e innovatori tecnologici, per reinventare la democrazia stessa nell’era digitale.