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La guerra tra oligarchie finanziariestatunitensi dietro il ReArm EU

Per capire ciò che succede nel mondo occorre guardare le crisi che attraversano il suo centro: gli USA. Ciò vale a maggior ragione per noi, colonie europee dell’impero. Occorre quindi staccare lo sguardo dal chiacchiericcio giornalistico e propagandistico, che è colpevolmente concentrato su fatti inessenziali quali la retorica dei valori e delle libertà occidentali minacciate dall’asse autoritario immaginario Trump-Putin, per smascherarne la portata ideologica. Ideologia va intesa in senso marxiano come falsa coscienza, per la quale si indicano problemi ideali mancando clamorosamente il bersaglio, cioè i veri interessi che si muovono sotto la coltre offuscante della propaganda.


Si tratta nello specifico di illuminare la guerra intestina tra le oligarchie finanziarie statunitensi per comprendere la vera posta in gioco e non farsi abbagliare dai clamori delle opposizioni democrazie contro autocrazie, valori popolari e tradizionali contro dittatura dell’ideologia woke e altre amenità. L’elezione di Trump è stata un terremoto, questo è chiaro a chiunque, ma non appena si chiede perché, ecco che le idee non sono più così chiare. Trump preoccupa e scuote non perché da adesso gli USA diventano un’oligarchia dato che i più ricchi del mondo prendono direttamente il governo, non perché la bontà umanistica e altruista degli USA viene meno (si veda la chiusura dell’USAid). È da almeno cinquant’anni che gli USA sono un sistema oligarchico, non è certo questa la novità, il punto dirimente sta piuttosto nel vedere quale fazione dell’oligarchia statunitense ha preso il potere. Il fatto che un sistema sia strutturalmente oligarchico non significa che non sia soggetto a scossoni e sia sempre dominato da un’élite compatta: pertanto, chi crede che la preoccupazione del deepstate USA verso il trumpismo sia indice del fatto che Trump è genuinamente un campione del popolo è altrettanto fuori strada quanto chi crede che solo da oggi un manipolo di super-ricchi controlla la (ancora per poco) prima potenza mondiale.


Perché, dunque, Trump preoccupa? Perché le sue sparate sui dazi non tengono conto della base su cui si poggia il sistema americano. Il disavanzo commerciale annuo di 3 mila miliardi di dollari è strutturale per l’economia americana e non può essere spazzato via con un colpo di spugna. Riconvertire il sistema industriale e produttivo americano (re-shoring) non è una cosa che può essere fatta dall’oggi al domani, gli USA per esempio dipendono dall’importazione ortofrutticola dal Messico, mentre la produzione autoctona è principalmente cerealicola, gran parte della filiera produttiva è stata delocalizzata in Canada e il congelamento dell’inflazione è dipeso per molti anni dall’acquisto del debito da parte della Cina. Quest’ultimo fatto è cambiato recentemente e aiuta a capire sia il motivo per cui le sparate trumpiane sembrano ridimensionarsi sia il braccio di ferro che si gioca all’interno delle fazioni dell’oligarchia statunitense. Prima di affrontare questo punto, allora, è il caso di dare uno sguardo alla composizione interna dell’élite finanziaria USA. Le fazioni sono sostanzialmente due: da una parte le cosiddette Big Three (Black Rock, Vanguard, State Street), cioè i colossi del risparmio gestito e dell’altra l’arrembante PayPal Mafia (Elon Musk, Peter Thiel…). Sono entrambe fazioni del capitalismo finanziario, entrambe condividono quindi l’eccezionalismo e l’imperialismo americano, divergono però per quanto riguarda i loro interessi concreti e le strategie per attuare il loro dominio sul sistema politico e sul resto del globo.


La strategia delle Big Three è detta Asset Manager Capitalism, si tratta in sostanza di un modello di finanziarizzazione che punta alla bassa volatilità dei valori dei titoli azionari. L’idea di fondo è quella di sostituire il Welfare pubblico con fondi integrativi privati (assicurazioni, polizze, fondi pensione), ma affinché il risparmiatore sia invogliato (quando non obbligato sotto ricatto) a spostare il suo capitale, questi fondi devono poter garantire un investimento sicuro e non volatile; pertanto, si creeranno dei monopoli in grado di dominare il mercato e garantire quindi la sicurezza dei titoli. Si tratta di fatto di una grande pianificazione privata dell’economia, che drena il risparmio nelle mani dei grandi fondi con lo scopo di aumentare la liquidità totale e non certo di creare un sistema di Welfare alternativo ed efficiente a quello pubblico, dato che – com’è noto – spesso le assicurazioni respingono le richieste di rimborso delle cure. A questo monopolio finanziario, corrisponde un controllo diretto della politica, per cui le Big Three potevano permettersi di governare per interposta persona coi governi-fantoccio democratici. La certezza che coi governi democratici il potere politico fosse subordinato e sottomesso alle esigenze dei grandi fondi permetteva alla bolla speculativa di essere forte e affidabile. Diversamente vanno le cose con Trump e con la PayPal Mafia, il potere politico viene ora preso direttamente da esponenti dell’oligarchia – ed è ciò che dà l’impressione ad osservatori disattenti o in malafede che solo ora una ristretta élite ha preso il potere –, questo perché la strategia finanziaria della PayPal Mafia non punta più all’affidabilità e al monopolio, ma all’alta volatilità dei titoli per poter approfittare delle oscillazioni e scommettere.


Per fare ciò, occorre avere delle informazioni riservate ed è questo il motivo per cui occorre occupare personalmente i posti del potere politico. Se il primo modello era quindi quello di una raffinata pianificazione che permetteva agli oligarchi di stare un passo indietro, il secondo è caratterizzato da una più schietta corruzione del potere e dall’insider trading. Ma su cosa si gioca concretamente il braccio di ferro tra le élites? Abbiamo detto che cruciale è la ritirata della Cina dalla sua storica funzione di acquisto del debito USA e, con ciò, di congelamento dell’inflazione. Come ricorda Alessandro Volpi, se nel 2010 la Cina deteneva il 10% del debito USA, ora detiene solo il 2%. E le uniche ad avere abbastanza liquidità per sostenere il debito e ovviare all’arretramento cinese sono proprio le Big Three. Il debito è ora detenuto per il 15% dalla Fed, per il 10% da dipartimenti del governo, per il 25% fuori dagli USA (con la Cina in ritirata) e per ben il 40% dai colossi del risparmio gestito. Inoltre, è un dato rilevante il fatto che ormai gli USA spendono ora più per pagare gli interessi sul loro colossale debito di 36 mila miliardi di dollari che per le spese militari, laddove per anni la spesa militare è stata due volte quella per la gestione del debito. Tutto ciò significa che Trump, per poter portare avanti le sue politiche, dipende ancora fortemente dalla fazione avversaria dell’oligarchia.


Più Trump vuole tagliare il fisco e più ha bisogno della liquidità delle Big Three. Ma essendo un braccio di ferro, anche Trump ha le sue leve: infatti, il patrimonio di 26 mila miliardi di dollari delle Big Three ha bisogno di un mercato in grado di assorbire tutta questa liquidità con prodotti finanziari sicuri e l’unico mercato adatto a questo scopo è ancora il mercato statunitense coi suoi monopoli tecnologici e coi titoli del debito che restano ancora i più sicuri. Chiarito quali sono i temi sui quali si gioca la lotta tra le élites finanziarie americane, si può ora gettare uno sguardo sul ruolo che ha il riarmo europeo all’interno di questa lotta. Qualunque retorica intorno all’Europa dei valori che prende in mano la resistenza armata contro l’invasore e si ribella al tradimento di Trump che ha scelto di creare un asse autoritario con Putin è colpevolmente fuori strada. Questa retorica è spesso in bocca a chi, nel rivendicare sovranità e autonomia dell’Europa, intende semplicemente voler ritornare alla sottomissione all’altra fazione oligarchica. Merz è forse la figura che meglio condensa questa malafede: parla di sovranità e resistenza al traditore d’oltreoceano, ma è un uomo di BlackRock. Il riarmo europeo va letto alla luce della minaccia a Trump dei grandi fondi: se le richieste dei fondi non sono esaudite, questi spostano i loro capitali in Europa, deprimono i titoli USA e creano una diversa bolla speculativa stabile. La finanza europea non è certo al livello di quella statunitense, ma il controllo che questi fondi esercitano sulle élites europee permette alla minaccia di essere reale e credibile. Il riarmo è quindi una questione prettamente finanziaria: convertire realmente l’industria alla produzione di armamenti richiede tempo e pianificazione e non è quindi possibile nel breve termine. Ma la bolla di liquidità può essere creata subito.


Ancora una volta la finanziarizzazione del capitalismo occidentale si rivela totalmente distaccata dall’economia reale e dalla concretezza della produzione. Il riarmo serve quindi soprattutto a puntare massicciamente della liquidità ancora prima di produrre realmente armi. La bolla degli armamenti è da sempre una delle più sicure e ciò permetterebbe alle Big Three di spostare capitali da settori volatili come criptovalute e IA a questa nuova bolla creata ad hoc. Se Trump sta sgonfiando la bolla precedente che basava la sua sicurezza sulla simbiosi di potere politico e finanziario, ora alle Big Three serve creare una seconda bolla che basi la sua sicurezza sulle armi.


Ci sarebbe, infine, una questione più prettamente geopolitica, ossia si tratta di chiedersi quale sia la strategia di Trump nei confronti della Russia. A Biden serviva tenere occupata la Russia sul fronte occidentale affinché non potesse agire su altri fronti, primo tra tutti quello Indopacifico. Biden non è riuscito ad appaltare questo compito agli europei, è forse questa l’idea di Trump? Ritirare gli americani dal fronte europeo e lasciare la patata bollente agli europei che, volenti o nolenti, sono ora costretti a prendere le redini del gioco. Ma si potrebbe sostenere, al contrario, che Trump ritiene ingenuamente di poter separare la Russia dalla Cina e che la guerra in Ucraina, sebbene abbia certamente occupato non poco i russi, ha avuto come effetto macroscopico quello di spingerli sempre più in direzione della Cina. Comunque sia, resta il fatto che la questione dirimente di fondo è finanziaria: il riarmo non è altro che il tentativo di creare una bolla di liquidità stabile per permettere alle Big Three di avere una minaccia in più contro Trump e la PayPal Mafia nel contesto della lotta intestina dell’oligarchia finanziaria americana.

 
 

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