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Writer's pictureFederica Gori

Resistere all'Intelligenza Artificiale

L'intelligenza artificiale sta rapidamente penetrando ogni aspetto della nostra società, promettendo innovazioni rivoluzionarie, ma sollevando anche serie preoccupazioni etiche, sociali ed ecologiche. Dan McQuillan, nel suo libro "Resisting AI: An Anti-fascist Approach to Artificial Intelligence", offre una critica radicale dell'IA contemporanea, mettendo in evidenza come questa tecnologia, invece di risolvere i problemi strutturali, li rafforzi, ampliando le disuguaglianze e minando le basi della giustizia sociale. La sua prospettiva è che non possiamo parlare di una "transizione giusta" verso un futuro migliore senza resistere all'apparato tecnologico che è l'IA, che accelera la crisi sociale e ambientale.



L'IA: tecnologia anti-lavoro e anti-comunità Per McQuillan, l'IA rappresenta una minaccia per i lavoratori e le comunità, non perché sia mal applicata, ma a causa della sua stessa natura. Essa sostituisce il lavoro umano con automazione algoritmica e depersonalizza decisioni cruciali che riguardano le vite delle persone. Un esempio è l'uso di algoritmi per amministrare il welfare, basati su presupposti che i poveri siano sempre in cerca di ingannare il sistema. Il risultato è che l'IA non solo sottrae posti di lavoro ma deteriora anche le relazioni sociali, poiché automatizza processi che richiederebbero empatia e comprensione umana.

Nonostante le capacità tecniche dell'IA, McQuillan sottolinea che queste non implicano intelligenza reale: l'IA è in realtà un semplice sistema di pattern matching, basato su calcoli statistici che ignorano completamente il contesto sociale in cui vengono applicati. Questa tecnologia è perciò "finta" nelle sue conclusioni, producendo output apparentemente validi ma privi di una vera comprensione del mondo. Il risultato è una sostituzione meccanica di processi decisionali umani, che spesso esacerba ingiustizie sociali preesistenti.

Estrattivismo digitale e ambientale

Uno dei principali punti di critica riguarda l'estrattivismo intrinseco all'IA. L'enorme quantità di dati e la potenza di calcolo richieste per sviluppare modelli di deep learning non sono sostenibili. McQuillan evidenzia come le risorse necessarie per alimentare i server e raffreddare i data center consumino enormi quantità di energia e acqua, e come la produzione di chip per i calcoli IA richieda minerali estratti spesso in modo sfruttatore dal Sud del mondo, come il coltan dalla Repubblica Democratica del Congo.

Questa dipendenza da risorse estratte a basso costo mette in luce come l'IA non solo non sia ecologicamente sostenibile, ma riproduca dinamiche coloniali di sfruttamento. Le grandi aziende tecnologiche sottraggono risorse alle comunità locali, distogliendo energie rinnovabili per alimentare le loro operazioni, anziché contribuire alla sostenibilità locale. Inoltre, l'estrattivismo non è solo materiale, ma anche digitale, poiché i dati personali delle persone vengono raccolti indiscriminatamente per alimentare i modelli algoritmici, senza alcuna trasparenza o controllo da parte degli utenti.

I consigli dei lavoratori e delle comunità come resistenza

Per contrastare questa deriva, McQuillan propone la creazione di consigli di lavoratori e delle comunità, organismi democratici e partecipativi che possano supervisionare e regolare l'adozione dell'IA. Questi consigli agirebbero come meccanismi di controllo sociale, ponendo domande difficili sulle modalità di implementazione della tecnologia e garantendo che le persone e le comunità più vulnerabili abbiano voce in capitolo. Il modello dei consigli è ispirato a una lunga tradizione di resistenza collettiva, come i movimenti operai che hanno sfidato le tecnologie dell'automazione durante la Rivoluzione Industriale.

McQuillan sottolinea l'importanza di queste forme di resistenza collettiva anche in contesti più moderni, come le fabbriche occupate dai lavoratori della GKN a Firenze. Qui, i lavoratori, anziché accettare la chiusura del loro stabilimento, hanno occupato la fabbrica e si sono organizzati per produrre pannelli fotovoltaici e biciclette da carico, dimostrando che è possibile riconvertire le tecnologie in modo sostenibile e sociale.

La transizione giusta nell'era dell'IA

Il concetto di "transizione giusta" ha le sue radici nei movimenti sindacali degli anni '70 e '80, in cui i lavoratori si sono opposti all'automazione dei loro posti di lavoro. Oggi, questo concetto è stato ampliato per includere anche la giustizia ambientale, poiché la decarbonizzazione dell'economia è diventata una priorità globale. Tuttavia, come sottolinea McQuillan, l'IA complica questa transizione, poiché è una tecnologia che richiede enormi quantità di risorse, minacciando l'equilibrio ecologico e sociale.

Le dinamiche dell'IA sono intrinsecamente legate alla logica del capitalismo estrattivo e del colonialismo. McQuillan avverte che l'espansione dell'IA si basa sulla stessa logica di crescita infinita e sfruttamento che ha alimentato l'imperialismo. Per resistere a queste dinamiche, è necessaria una trasformazione radicale delle strutture economiche e tecnologiche, ispirata ai principi della decrescita e del decolonialismo. Questo significa ripensare l'economia non in termini di crescita illimitata, ma di benessere sociale e ambientale. L'IA come condensazione delle tendenze del XIX secolo

McQuillan sottolinea come l'IA rappresenti una condensazione di molte tendenze radicate nel XIX secolo, includendo prospettive coloniali, eugenetiche ed estrattiviste. Questa osservazione è cruciale per comprendere la profondità storica dei problemi che l'IA porta con sé. L'autore suggerisce che proprio questa condensazione di elementi storici problematici rende l'IA un punto focale per unire diversi movimenti sociali preesistenti - dai diritti dei lavoratori alla lotta contro il cambiamento climatico. Questa visione offre una prospettiva interessante su come la resistenza all'IA possa fungere da catalizzatore per un movimento più ampio di giustizia sociale e ambientale.


La critica all'IA come opportunità di riflessione sociale

Un altro punto significativo emerso dalla discussione è l'idea che la critica all'IA possa servire come stimolo per una riflessione più ampia sulle nostre pratiche sociali attuali. McQuillan suggerisce che quando l'IA viene proposta come soluzione a problemi complessi, dovremmo chiederci: "Se stanno seriamente suggerendo che queste macchine inadeguate e distruttive possono sostituire ciò che stiamo facendo, allora cosa stiamo già facendo e perché è così diverso da ciò che vogliamo fare e dalla vita che vogliamo vivere?" Questa prospettiva invita a un esame critico non solo dell'IA, ma anche delle strutture sociali esistenti che l'IA pretende di migliorare o sostituire.

Ripensare l'IA: governance etica e partecipazione democratica

Sebbene McQuillan proponga una resistenza radicale all'IA, riconosce che una delle vie per mitigare i rischi intrinseci di questa tecnologia sia una governance più robusta e democratica. L'attuale concentrazione di potere nelle mani di poche aziende tecnologiche è un segnale di allarme: la governance dell'IA deve essere decentralizzata e inclusiva. Per garantire che l'IA non amplifichi le disuguaglianze, McQuillan suggerisce che sia necessario sviluppare standard etici rigorosi e vincolanti, che includano la trasparenza degli algoritmi e la diversificazione dei team di sviluppo.

La governance partecipativa dell'IA dovrebbe anche includere una supervisione normativa più forte, con meccanismi di accountability che vadano oltre il controllo aziendale. Gli stessi sviluppatori di IA devono essere più consapevoli delle implicazioni etiche e sociali del loro lavoro, promuovendo un dibattito interdisciplinare che coinvolga non solo ingegneri e tecnici, ma anche filosofi, sociologi e attivisti per i diritti umani.

Conclusione: una visione olistica per una transizione giusta

In definitiva, il libro di McQuillan offre una critica provocatoria e necessaria dell'IA, costringendoci a riflettere sulle sue implicazioni più ampie per la società e l'ambiente. La sua analisi non può essere ignorata, poiché evidenzia come l'IA, se lasciata incontrollata, rischi di esacerbare le crisi sociali e ambientali esistenti. Tuttavia, anziché respingere completamente l'IA, è più produttivo pensare a come riconfigurare eticamente questa tecnologia e sviluppare meccanismi di governance robusti e partecipativi.

Solo attraverso un approccio olistico che bilanci innovazione tecnologica, partecipazione democratica e considerazioni etiche possiamo sperare di sfruttare il potenziale dell'IA per servire il bene comune, minimizzando i rischi e garantendo che venga sviluppata in modo responsabile ed equo. Solo così possiamo realizzare una vera transizione giusta, che tenga conto non solo delle esigenze tecnologiche, ma anche di quelle sociali, ambientali ed economiche.

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